ECOMasse

[Sottopasso ciclo-pedonale – Rodengo Saiano, 2013 – ECOMasse]

ECOMasse è un progetto bresciano che nasce nel Settembre 2011 e che si occupa di individuare spazi murali esterni da destinare a decorazioni: tali vengono realizzate con l’intento di mascherare e ridurre, nel paesaggio, l’impatto visivo causato dalla presenza di strutture urbane prevalentemente realizzate in cemento.

Una serie di idee maturate nel corso del tempo, inseguite con passione e costanza, hanno trasformato questa intuizione in un vero lavoro.
La scelta delle pareti sulle quali sono stati pensati e praticati gli interventi è frutto di una selezione di spazi murali “anonimi”, anche se caratterizzati da una forte rilevanza funzionale: si tratta principalmente di muri di sostegno di terrapieni, o di spalle di sottopassi o sovrappassi di arterie di scorrimento, che dividono, in particolare, alcuni paesi della Franciacorta in modo radicale e marcato. L’obiettivo principale è quello di proporre e concretizzare una visione alternativa degli spazi aperti, migliorandone la collocazione all’interno dei diversi contesti ambientali.

Ottenere questo risultato attraverso un processo di decorazione non è cosa né immediata né scontata; la ricerca dei soggetti, dei colori e delle forme da assegnare agli ambiti interessati all’intervento, richiede infatti tempo e fasi di studio articolate e approfondite, che scaturiscono dai modi secondo i quali una singola parete spoglia può essere avvertita e vissuta da parte di chi la osserva. In tal senso si rileva, ad esempio, la recente riqualificazione di un sottopasso ciclo-pedonale nel Comune di Rodengo Saiano: la conformazione del paese franciacortino è  infatti caratterizzata dalla divisione netta del suo territorio operata dall’attuale tangenziale SP19.

La grave discontinuità è stata qui risolta con la costruzione di tre diversi collegamenti, due dei quali sono già stati decorati da ECOMasse, nell’intento di riqualificare le superfici murali, al fine di rendere meno evidente l’oggettiva separazione praticata dalla grande viabilità nel paesaggio. Utilizzando colori chiari e luminosi per migliorare l’aspetto della struttura e adottando forme semplici e comprensibili, come le sagome delle foglie, orientate in modo da suggerire ai pedoni e ai ciclisti la direzione del transito, il distacco tra i due quartieri risulta così meno stridente, mentre la decorazione stessa aiuta a rendere il percorso visivamente più scorrevole.

La decorazione esprime pertanto in questo caso, nella discrezione e nella freschezza del suo linguaggio, l’utile soluzione che permette di minimizzare il sordo impatto del muro di cemento agli occhi dell’osservatore, risolvendo il collegamento della struttura  con la natura e con l’ambiente circostante. La ricerca cromatica, propria di questo intervento, ha assegnato ad ogni colore un ruolo specifico, che si svolge nell’osservazione dei principali elementi che caratterizzano il luogo, nelle componenti ghiaiose e sabbiose dei suoli, e nei mutevoli colori delle piante e delle coltivazioni  attraverso il tempo. Su queste osservazioni si è costruita la tavolozza dei colori e delle loro utili combinazioni a sostegno dell’intero progetto. Si è anche rivelata significativa la stessa distribuzione del colore sulla parete, in cui la campitura di grandi spazi, che si accosta a zone di superficie spoglia, favorisce un effetto meno invasivo e la sinergia con la natura circostante e il verde esistente, cresciuto in modo spontaneo.
Può allora essere osservata, attraverso una sequenza mirata di scatti fotografici, ogni modifica “naturale” dell’intervento realizzato, che vede alterata ed “invasa” la stessa forma della decorazione: le essenze floreali di tipo rampicante presenti, non riuscendo ad attecchire sulla superficie dipinta, hanno infatti corretto la loro direzione seguendo il profilo del disegno rappresentato e partecipando così alla costante metamorfosi ed integrazione tra la mia opera e i luoghi in cui lavoro.

Filippo La Duca

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Il tema delle nuove arti decorative che divengono, oggi, idea strategica di forma e di spazio all’interno delle aree urbane e dei loro territori, è totalmente acquisito nei linguaggi espressivi delle giovani generazioni dei pittori metropolitani, che riferendosi ai modelli espressivi della grafica paesaggistica d’oltre oceano, intendono trasformare l’idea cromatica e figurativa di un nuovo mondo floreale in un evento inedito di bellezza ambientale, mitigando la depressione dei panorami attualmente violati dal degrado e dalla violazione operata dalla disinvolta speculazione dell’uomo.

All’interno di tale dimensione inventiva si muove l’opera di Filippo la Duca, studente di design e grafica digitale presso lo I.E.D. di Venezia, che opera con immediatezza tramite la struttura di ECOMasse all’interno del paesaggio di Brescia e della Franciacorta, sensibilizzando l’osservatore alle proposte e alle soluzioni progettuali che tendono a conciliare, in una rinnovata fase di armonia e continuità, le forme libere della natura e le strutture funzionali dell’artificio.

Elena Cecchini