OGGETTI AMBIENTALI

STRUTTURE E MODELLI PER L’ARREDAMENTO DEL PAESAGGIO

Le caratteristiche formali dei disegni d’arredo e di abbellimento degli spazi esterni esprimono, nell’epoca moderna, le soluzioni dei linguaggi strutturali con cui l’arte seriale e programmata stabilisce un dialogo e un confronto con le presenze organiche della natura, che vive intorno alle cose dell’uomo.

La memoria dell’archeologia industriale già ci offre, in proposito, una vasta esemplificazione di questi percorsi, sia attraverso la realizzazione dei finimenti minimi dei chioschi, delle edicole, delle pensiline, delle fontane dei lampioni, dei sedili e delle cassette postali che punteggiano le nuove “città giardino”, che attraverso la costruzione delle fabbriche, delle stazioni, delle centrali elettriche, delle gallerie, dei politeama, delle biblioteche, dei ponti e delle esposizioni universali, che hanno acquisito autonome forme originali nel territorio, anche per il tramite delle nuove tecnologie della ghisa, del cemento idraulico e dell’acciaio, di cui all’apporto ingegneristico illuminato dei più illustri professionisti del tempo, quali Joseph Paxton (Palazzo di Cristallo, Londra 1851) e Gustave Alexandre Eiffel (Torre per l’Esposizione mondiale, Parigi 1889).

Dei successivi “oggetti paesaggistici” di grande impatto ambientale scegliamo qui di ricordare la centrale elettrica di Trezzo d’Adda di Gaetano Moretti (1906), così come, in ambito urbanistico, le esperienze strutturali e decorative delle pensiline metropolitane parigine di Hector Guimard (1899), nonché le gigantesche revisioni estetico-ambientali della Vienna di Otto Wagner (1874.1913) e della Barcellona di Antoni Gaudy y Cornet, che ha affidato in particolare alla ceramica fratta la spazialità, la struttura e il decoro dell’intero parco Guell (1914).

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[Tuor Eiffel – Alexandre Eiffel, Parigi 1889]

Nei repertori della più recente modernità, riconduciamo agli anni compresi fra le due guerre e al secondo Novecento le prefabbricazioni sostenute dagli elementi seriali del cemento armato precompresso, che nei nuovi palazzi sportivi e nei nuovi viadotti urbani e paesaggistici hanno distinto la tecnologia d’”ardimento” pioneristicamente promossa degli ingegneri Pier Luigi Nervi (Palazzo dello Sport, Roma1956) e Riccardo Morandi (Viadotto della Quercia, Autostrada del Sole, 1957).
Nei tempi più recenti, i totem più estremi della tecnologia hanno prodotto le grandi soluzioni che hanno addirittura alterato i profili delle città moderne per il tramite dei linguaggi della prefabbricazione del nuovo design strutturale. Affidiamo così l’ultima parte di questa breve memoria alle opere di Norman Foster (Hong Kong and Shanghai Bank, 1986), di Renzo Piano (Aeroporto internazionale di Osaka1994), di Cesar Pelli (Centro civico di Kuala Lampur, 1996) e di Santiago Calatrava (Stazione Ferrovaiaria, Lucerna 1989), ritenendo di osservare, pur nell’accentuato tecnicismo dei loro aggiornatissimi linguaggi, la permanenza di quell’irrinunciabile umanesimo delle scienze e delle arti che da solo, si crede, potrà riconciliare l’estetica, la forma e l’uso del paesaggio dei nostri tempi futuri.

Riccardo Cecchini

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[30 St Mary Axe – Foster and Partners, Londra 2001]