Il canto della natura nell’arte di Giuseppe Rivadossi

Giuseppe Rivadossi esprime il proprio sentimento per la vita, rendendo del suo Mestiere il codice di un linguaggio universale: nel suo mondo la naturalezza individua le qualità radicali dell’uomo, che definisce il suo rapporto spirituale con l’esistente. Il Maestro “scolpisce” così il suo tempo, ricongiungendo alla globalità il pensiero individuale ed evocando la forma di una materia che diviene ambiente, nell’acquisizione di ogni suo possibile scenario percettivo.

Tavolo Vela. Noce italiano, 105 x 105 cm (2003)

Scienza ed esperienza

“La poetica è un programma a cui sto lavorando, attraverso la memoria della cultura.”

Scopriamo insieme al Maestro come la sola attività umana, che si compie con l’ingegno e secondo le regole dettate dall’esperienza, dall’abilità e dallo studio per creare opere di credibile valore estetico, non sia sufficiente nell’esprimere l’autentica definizione dell’ Arte; tale infatti è la categoria di un linguaggio che unisce da sempre la vera conoscenza all’insondabile emozione, volta a trasmettere un forte richiamo all’umanità che si concilia con la consapevolezza della sua natura, e che interpreta i valori etici e visivi del proprio paesaggio.
Una profonda comprensione dell’essenza dell’uomo.
Giuseppe Rivadossi ama la dunque la materia che evolvendosi diventa vita, parte dell’individuo e luogo per eccellenza dell’abitare.
Nel rapporto tra l’uomo e la sua esistenza lo scultore ritrova la bellezza, così come è rinvenuta universalmente nelle più grandi architetture delle epoche passate, progettate nel loro rapporto tra lo spazio e le forze della natura ed apprezzate nei valori profondi dei loro apparati, tuttora ammirati dal mondo intero.

Grande arca. Noce nazionale, cm 80 x 280 x 47 (2014)

Per Rivadossi l’uso della grande evoluzione tecnologica dell’uomo moderno richiede una matura preparazione e un’accurata conoscenza- in egual misura assunta da parte di chi compie l’ innovazione e di chi ne usufruisce – al fine di gestire il linguaggio delle nuove tecniche del fare e l’applicazione dei numerosi ed inediti vantaggi del costruire. L’obiettivo del progresso è così l’edificazione, attraverso la fortuna di questi mezzi, di una cultura della vita, della casa e della città, che aiuti a ristabilire sostanza e significato al suo rapporto con l’esistente: dietro ogni automatismo l’uomo protagonista è dunque il fautore centrale del progetto, artefice della sua finalità e della sua stessa espressione poetica.

L’arte è un canto

La cultura è respiro e libertà ed è fondamentale per ogni sviluppo; è lo strumento per progettare il futuro. Una concreta provocazione è intimamente sostenuta in questo ambito dall’Artista, che ritiene inadeguato il diffuso compiacimento nei confronti delle ovvietà dei modi espressivi e dei codificati linguaggi ricorrenti dell’arte, anche se accreditati dal plauso generale contemporaneo; egli percepisce così l’esigenza di esprimere un messaggio originale attraverso il Mestiere dell’ebanista, che si congiunge all’esercizio della Scultura: il Maestro elabora pertanto una profonda ricerca che emargina l’idea di arte come “facile”pensiero collettivo, eleggendola all’espressione di un canto irripetibile che anima il senso dell’amore e che ci induce a ritrovare il piacere dell’esistenza in un rinnovato rapporto armonico con l’umanità.

La centralità del vacuo soggetto percepibile, fulcro della banale sensibilità moderna, è qui contrastata dalla ricerca della restituita meraviglia del sentimento, che si realizza anche a partire dal diretto rapporto che può intercorrere fra le singole persone. In un panorama caratterizzato dalle involuzioni del pensiero postmoderno, dove la libertà cede il passo al libertarismo, la sollecitudine all’irrisione, la coerenza e la fedeltà all’incostanza ed all’arbitrio, la grandezza delle opere di Rivadossi esprime in tal caso il rigore della sua consistenza e della sua medesima vita attraverso la nobiltà dei materiali.

La materia, intesa come trasformazione della vita, è infatti in perfetta sintonia con gli originali sentimenti dell’uomo e si realizza all’interno di un fare onirico che riconosce l’esistente isolando ogni forma di chiusura e di autismo nei confronti della concretezza.
Rivadossi riscopre così, in questo caso, il senso generale di un codice che non destina le ”periferie” dell’immaginazione ad un pensiero dimesso dell’esistente, in cui i sentimenti profondi cedono il passo alle emozioni superficiali.

L’esistente è qui invece la traccia per il futuro, di cui l’uomo come “animale cosciente”, con gli evoluti mezzi di cui dispone, ha il dovere morale di recuperare e reinterpretare, attraverso il proprio sapere, i doni reali , nei suoi più intimi ed incontrovertibili valori spirituali.
In quest’ottica, anche la bellezza individuata nell’”altro” assume una specifica rilevanza e diviene un oggettivo riscontro fattuale.

Living Space – Giuseppe Rivadossi

Affascinanti forme e raffinati meccanismi plastici e tecnico-funzionali.

Il Maestro ebanista e scultore attribuisce al “Mestiere” un valore superiore rispetto all’accessibile produzione “di maniera”, ponendo l’accento su come l’artigianato sia nel tempo scivolato in un campo limitato di imitazioni stilistiche senza sostanza, soggette ad un mercato seriale che ha trasformato la produzione numerica in nuova forma di cultura, approfittando dell’inconsapevolezza di un pubblico superficiale e destituito di ogni rigorosa educazione al significato delle forme e dei loro linguaggi.
L’evoluzione vera, ad un tempo di grande progresso scientifico e tecnologico, risiede viceversa oggi nel ritrovare l’essenziale valore delle strutture e delle forme che, anche nell’ arredo urbano, sfruttino in misura controllata il processo dell’artificio.
Rivadossi infonde pertanto nelle sue opere il prevalere della coscienza nell’edificazione dell’ambiente, restituendo all’uomo l’osservazione della natura dimenticata, nell’acquisita cognizione della sua cultura e in rapporto alle sue reali esigenze, commisurate ai temi prevalenti dello sviluppo contemporaneo.

Libreria Gottinga. Acero, cm 60 x h 225 x d 28 (2006)

L’arte è poesia in qualsiasi mestiere.

Giuseppe Rivadossi dà vita a una bellezza dimenticata. Ispirandosi all’architettura del Brunelleschi e alle macchine di Leonardo, propone un “uso intelligente” e consapevole dei materiali nel compimento delle sue opere, che nella costruzione dei mobili e degli oggetti di arredo si integrano in modo autentico nelle dimensioni del vivere quotidiano.
L’esaltazione dei bloccaggi, degli incastri a vista e l’utilizzo delle moderne tecniche d’impiego più adeguate alle nuove funzionalità, come le lavorazioni del legno a fibra verticale, permettono in tal modo ai materiali della natura di vivere con pienezza nel contesto attuale dell’esistenza.
“L’arte non è invenzione, ma è la coscienza dello spazio dell’uomo definita come forma, capace di commemorare la bellezza del vivere in rapporto con l’armonia della natura.”

IL GENIO ABITA QUI
Agnellini – Gallery of Modern Art – Brescia
L’incontro con Roberto Agnellini

“Esponendo l’opera di Giuseppe Rivadossi, desidero, in questo momento storico, rilanciare nella sensibilità contemporanea il messaggio fondamentale relativo al consolidato patrimonio italiano d’arte e di intellettoche si esprime da sempre nel solco dell’originalità e della genialità agli occhi del mondo.”

Ospito pertanto, attualmente, una mostra inconsueta nei confronti del percorso tradizionale puntualmente svolto dalla Galleria Agnellini, motivando il senso divulgativo di questa iniziativa proprio nella “riscoperta”della figura e della produzione di Giuseppe Rivadossi, secondo gli acquisiti primati nazionali ed internazionali dell’Artista e del Maestro di ebanisteria.
Nell’ebanisteria, nella scultura e nel disegno, si colgono infatti gli effetti della più evidente vivacità della sua conoscenza, che comunica una dimensione indubutabile di accessibilità, immediatezza e intelligenza nel filo conduttore delle opere, rese originali e significative nelle manifestazioni materiche di tutte le diverse e nobilissime soluzioni espressive.

“Il genio abita qui” si configura dunque, attraverso questo insigne esponente, anche in un omaggio alla tipica capacità inventiva italiana, che ricorre nella costruzione dei manufatti e dei pezzi unici, derivanti da un concetto medioevale di bottega, dove il fervore incalza per la realizzazione di poliedriche iniziative di sperimentazione e di ricerca;il popolo nostro – così come contraddistinto quasi nel suo stesso codice genetico da questi valori,universalmente riconosciuti ed invidiati- distingue in tal modo la propria differenza nell’inventiva, nella creatività e nella qualità di ogni suo prodotto, avvalorando una civiltà che può ancora costruire, nella bellezza, il senso di un possibile e luminoso futuro.
Viene riscoperto così “l’uomo che inventa” e che dalla sua stessa memoria trae una “tavolozza” articolata di forme e di materiali disponibili per rappresentare l’estetica della modernità: Giuseppe Rivadossi realizza in tal senso la sua opera, attingendo i propri codici dalla storia per rendere la nostra realtà del tutto nuova e prorompente.
“Il genio abita qui” rilancia, nel contempo, come già espresso, l’originalità inventiva e progettuale di un Paese che si esprime nella sua incomparabile esistenza vissuta attraverso patrimonio mondiale delle arti, utilizzandone i nuovi messaggi e le antiche tradizioni come globali motori di sviluppo, di ricerca e di originalità, restituendo valore e credibilità al grandioso ruolo che ancora riveste.

La Galleria Agnellini Arte Moderna, luogo di diffusione culturale e didattica, accoglie inoltre, in questa occasione e con straordinaria sorpresa, la risposta e l’adesione di un pubblico che conferisce alla mostra medesima rilevanti riscontri di visite e di assoluti apprezzamenti nei confronti di questa inedita e pur efficace operazione di rinnovamento culturale nel campo articolato e dialettico delle arti contemporanee.