LA NUOVA MERAVIGLIA

LO SPLENDORE DELLA “SCIENZA DELL’ARTE”

La bellezza possiamo incontrarla lungo il nostro distratto cammino, se l’indifferenza non ci assale; diventa, allora, la percezione di un vento avvolgente e la scoperta di un fascino segreto, presente e vivo nel profondo della nostra speranza. 

Appare così, inedita, l’emozione che ci consente di  osservare le classi dei nostri oggetti e dei nostri spazi, anche comuni e ricorrenti, alla nuova luce della meraviglia. L’intensità di questa pulsione cattura, dunque, un sito della mente d’infinita grandezza, alimentando un pensiero che oltrepassa la nostra stessa ragione. La meraviglia consiste nell’osservare come questo insondabile luogo dell’anima sia stato, storicamente, delineato e costruito dall’opera dell’uomo.

Tra i costruttori della meraviglia, emergono gli architetti e gli artisti che hanno formato, nel tempo, la bellezza artificiale della terra. Ricordiamo, in particolare, come la stessa architettura abbia prevalentemente edificato, nel nostro passato, il tessuto connettivo delle arti, governando la regia generale delle distinte bellezze, nelle avvolgenti cornici unitarie delle città e dei paesaggi.

Ci chiediamo, tuttavia, se sia ancora lecito, nel veloce accatastamento delle immagini e delle situazioni percettive della nostra vita contemporanea, discutere utilmente sul cantiere agibile di una nuova bellezza, la cui durata possa  misurarsi con l’usura morale e materiale del tempo.

La nostra ipotesi è quella di continuare la scommessa degli antichi maestri, che nella grandiosa fabbrica dell’armonia, dell’ornato e dello stile, hanno di fatto espresso la visione profetica ed alternativa di una possibile civiltà estetica, affine ai temi e alle aspirazioni della nostra migliore esistenza.

Riferiamo il rito della memoria e dell’omaggio, così come d’obbligo in questa premessa, all’eroica figura nonché alla radicale ed estrema opera barocca di Francesco Borromini, che riassumiamo, al momento, nell’immagine emblematica della sua più straordinaria e principesca corte scenica, relativa alla Chiesa di S. Ivo alla Sapienza, realizzata a Roma fra gli anni 1643 e 1660.

Pensiamo peraltro noi medesimi, come minute parti di più ampie strategie, di poter promuovere la formazione di questo confronto e di questo circolo ideale, in cui le cose belle del mondo riaffermino la propria grandezza e il proprio primato, sulla scorta degli indirizzi e dei valori rappresentabili ed intuibili, oggi, dall’auspicata ricerca di spazi e di forme di una nuova arte e di una nuova architettura.

Riccardo Cecchini

architettura

[Francesco Borromini – S. Ivo alla Sapienza, 1643/1660]